Restano attive soltanto le detrazioni fiscali.
Stop immediato alla cessione dei crediti e allo sconto in fattura; restano in pista solo le detrazioni. E divieto a tutte le pubbliche amministrazioni di acquistare crediti di imposta scaturiti dalle opzioni di cessione. Il Governo, con il DL 11/2023 pubblicato sulla «Gazzetta Ufficiale» n. 40 subito dopo l’approvazione nel Consiglio dei ministri di giovedì 16 febbraio e in vigore da venerdì 17 febbraio, tira giù la saracinesca del mercato dei crediti fiscali. Non sarà un blocco immediato, perché i lavori già avviati avranno ancora a disposizione la possibilità di liquidare i bonus. Ma ci avviciniamo a grandi passi alla fine della tormentata vicenda della moneta fiscale, ormai quasi fuori corso.
Nel merito il decreto blocca l’esercizio di tutte le cessioni e gli sconti in fattura per tutte le tipologie di bonus edilizi (quindi: superbonus, ecobonus, bonus ristrutturazioni, facciate, sismabonus, barriere architettoniche). Saranno salvi, in ambito superbonus, le abitazioni unifamiliari per le quali sia stata presentata la Cilas prima dell’entrata in vigore del provvedimento. Per i condomini, invece, si guarderà alla data della delibera e alla Cilas. Per i lavori diversi dal 110% sarà essenziale avere richiesto il titolo abilitativo o iniziato i lavori prima dell’entrata in vigore del decreto. Per gli acquisti di immobili si guarderà alla data del preliminare o del rogito.
La macchina delle cessioni dei crediti, però, non viene smontata solo dal lato dei bonus casa. Saltano anche le prime cessioni di tutti i bonus energia, dei crediti per la ristorazione, di quelli legati alla super Ace, dei bonus per le imprese turistiche (lo sconto all’80% per gli alberghi) e per le agenzie di viaggio. Ancora: l’esecutivo fa tabula rasa di tutti i riferimenti alla cessione dei crediti nelle norme sull’efficientamento energetico degli immobili.